Video virali sì, ma non così.

Molti di voi l’avranno visto, altri no. Parlo del video “amatoriale” girato in una filiale di banca Intesa finito sulla rete e divenuto più virale di un post della Ceres. Il sogno di tutti i comunicatori: vedere il proprio video balzare in testa ai trend topic e farlo addirittura rimbalzare sulle prime pagine di giornali con editorialisti del calibro di Gramellini a commentare.

Un successo, direte voi. Tutt’altro. Il video è divenuto virale sì, ma in senso negativo. La malcapitata direttrice e i suoi colleghi sono stati bersagliati da insulti di ogni genere facendo emergere l’anima più nera dei social: quella bulla e “ruttaiola”, quella che utilizza la rete come sfogatoio senza pudore.

L’azienda ha passato una pessima giornata sino ad avere problemi oltre che di immagine anche con i sindacati.

Questa storia è una lezione unica per chi pensa che i social e la viralità possano essere uno strumento facile ed economico per pubblicizzare le proprie attività.
Comunicare oggi, sopratutto con dei video, in particolare sui social, è un affare serio, molto serio.