Il lungo applauso

L’avete visto tutti o quasi. Il lungo applauso a Giuseppe Conte all’uscita da Palazzo Chigi.
E’ ribalzato sulle bacheche e di fatto ha oscurato completamente il giuramento di Draghi. Vi rivelo un segreto: tutti i presidenti del Consiglio hanno avuto lo stesso applauso ma nessuno prima se ne era accorto.

Un semplice montaggio video può cambiare il sentiment di un evento. Il saluto del Presidente è stato uguale agli altri. Però lo staff di comunicazione di Conte ha usato due telecamere ed ha indugiato molto di più sull’aspetto commuovente della vicenda con il primo piano dello stesso Casalino e la mano nella mano del più amato dalle italiane. Un piccolo capolavoro che rende chiaro a tutti come le immagini siano un grande strumento di comunicazione e farle bene può cambiare la storia che stai raccontando.

Parliamoci chiaro la gente si è commossa perché in tanti amano Conte per davvero. C’è una regola in comunicazione che non puoi dimenticare: “dire la verità”. Lo staff di comunicazione dell’ex premier ha sfruttato a differenza dei predecessori in maniera più “spinta” l’evento, sapendo bene che in giro c’era una certa empatia e ha fatto centro raccontando la storia del “principe azzurro cacciato dal palazzo”.

Conte è stato bravo a sfruttare un altro strumento tipico della comunicazione politica: “l’underdog”. Tutti noi solidarizziamo con gli sconfitti. “Il cane che sta sotto”. E questo ha contribuito a creare il “frame” giusto per rendere “virale” il video. La gente prova simpatia per chi è più debole. Conte in questi giorni si è mostrato così: “il premier del popolo messo da parte dai poteri forti”. Lo stesso banchetto in piazza della scorsa settimana era funzionale a questa narrazione: “l’uomo fuori dal palazzo”.

Quando un video diventa virale si innesca un meccanismo che autoalimenta i flussi. I giornali e i siti sapendo che funziona lo pubblicano. Le persone perciò lo condividono ancora di più e le view schizzano. Così un evento che per altri è passato inosservato, per Conte è divenuto una pietra miliare. Addirittura facendo credere che era la prima volta che un Presidente veniva applaudito all’uscita da Chigi.

Tutto questo poi è stato ancor più rafforzato dal giochino di far vedere una parte per il tutto. Del nuovo Governo nessuno ricorda i nomi dei ministri ma in molti vi sapranno dire che ci sono Brunetta e la Carfagna.

Entrambi in passato oggetto di dure critiche per diversi motivi. Al di là degli aspetti politici quale miglior appoggio al frame del “principe cacciato dal palazzo” quello dell’ingresso del “brutto nano” e della “chiacchierata cortigiana”? Che Brunetta abbia fatto un riforma della pubblica amministrazione o che la Carfagna sia da tempo una delle politiche più stimate del centro destra non conta. Valgono molto di più i meme contro il piccolo politico forzista o il gossip contro la procace ministra azzurra.

I due sono stati per anni i protagonisti delle campagne anti berlusconiane. È bastato soffiare un po’ sul fuoco dei social che l’odio verso di loro si è riacceso.

Tutti i pezzi di questo storytelling ci insegnano cose molte importanti: conta ciò che fai ma sopratutto come lo racconti e lo fai vedere. Insomma potrai anche cambiare il mondo ma se non sai comunicarlo nessuno se ne accorgerà mai.